Allargare il dibattito (e poi decidere) contro la sindrome Nimby che blocca la sostenibilità

I servizi pubblici locali hanno dimostrato tutta la loro essenzialità durante la pandemia, e da qui passa oggi la strada per la ripresa. Eppur le contestazioni sono tra i principali freni allo sviluppo.
In attesa che dal Governo arrivi un segnale chiaro sulle opere da inserire nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per la ripresa post-Covid, che dovranno guidare il Paese attraverso un percorso di sviluppo non solo economicamente ma anche ambientalmente e socialmente sostenibile, un ostacolo certo si prospetta già all’orizzonte: la sindrome Nimby (e Nimto, non nel mio mandato elettorale) che figura tra i principali ostacoli a qualsiasi prospettiva di transizione ecologica.
Da ultimo il problema si è conquistato la ribalta nell’incontro Presto e bene. La transizione ecologica dai progetti ai cantieri, cui oltre al ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani hanno partecipato i vertici di Ispra, Iss, Legambiente e Confindustria. «Oltre alle semplificazioni autorizzative e ai colli di bottiglia normativi – osserva nel merito Stefano Ciafani, presidente del Cigno verde – dobbiamo fare in modo che con le migliaia di nuovi cantieri non si inauguri una stagione di guerre civili per le contestazioni sul territorio».