15 Giugno 2021

Gestione rifiuti in Toscana, ecco le 5 criticità cui il nuovo Piano rifiuti deve rispondere

De Girolamo (Cispel): mancano gli impianti ed esportiamo 210mila ton di frazione organica e 30mila di indifferenziato l’anno, cui si aggiunge lo stato di crisi della gestione dei rifiuti speciali.

La Toscana scende nella classifica italiana della gestione dei rifiuti. Lo testimonia il Rapporto della Fondazione Ref ricerche sulla pianificazione regionale da poco pubblicato. Quattro i punti critici dei dati toscani.

Primo: la percentuale di raccolta differenziata è al 62%, ancora sotto il target del 65% indicato dalla normativa nazionale. Il tasso di riciclo effettivo si attesta invece nel 2019 intorno al 50%, target europeo raggiunto quindi con un anno di anticipo. Probabilmente dovremo attendere i dati 2020 per vedere (e superare) il 65% di raccolta differenziata, mentre il traguardo del 65% di riciclo effettivo al 2035 sembra invece a portata di mano forse già nel 2030. Su tutti i dati critici toscani questo appare il meno preoccupante, anche se spesso solo su questo indicatore si concentrano le attenzioni del dibattito pubblico.

Secondo: il tasso di discarica è al 30% in leggero aumento negli ultimi anni. In realtà circa il 40% dei rifiuti urbani finiscono nelle discariche regionali, se si considerano anche gli scarti del riciclo che Ispra non conteggia nei suoi calcoli: circa il 20% del riciclo, quindi il 10% del totale. Si tratta di un dato molto preoccupante, considerato che la Direttiva europea prevede un massimo del 10% di rifiuti urbani conferibili in discarica al 2035, fra 14 anni. E che alcune regioni del nord (Lombardia, Emilia-Romagna) sono già sotto il 10%. Un dato che fa il paio con lo scarso utilizzo del recupero energetico, ormai arrivato in Toscana a circa il 10% del totale. Due valori che andrebbero capovolti in pochi anni. Facendo impianti.

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