13 Luglio 2020

Fuori dal lockdown, verso un futuro molto rischioso

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L’uscita dell’Italia e delle maggiori economie europee dal lockdown ha avviato, a partire dal mese di maggio, una fase di recupero dai minimi toccati nel mese di aprile. In molti comparti vi sono segnali di una rapida normalizzazione dell’attività economica, e questo ci spinge a quantificare per quest’anno una contrazione del Pil italiano del 9.2 per cento, meno pronunciata rispetto alle stime indicate negli scenari dei maggiori organismi internazionali.

Ma in alcuni settori la ripresa è solo parziale, e gli effetti di questa crisi non rientreranno in tempi brevi. Dopo le conseguenze dirette del lockdown, nei prossimi mesi emergeranno gli effetti di second round legati alle perdite di posti di lavoro e al clima di incertezza, che peserà sulle decisioni di spesa di famiglie e imprese ancora a lungo.  

Le prospettive di un ulteriore recupero nei prossimi mesi sono legate al massiccio impegno finanziario messo in campo dagli Stati, e assecondato dall’espansione del bilancio delle maggiori banche centrali. Si sta anche provando a costruire una risposta europea alla crisi: il Next generation Eu mobilita risorse per ricostruire la base produttiva e gettare le basi per una nuova fase di crescita.

L’Italia in questo contesto resta il paese più fragile. Se non ci sarà una seconda ondata del Covid-19 in autunno, la ripresa del 2021-22 sarà vivace, ma non ancora sufficiente per recuperare i livelli produttivi del 2019.  

La crisi del Covid-19 esaspera le contraddizioni maturate dal nostro paese in un ventennio di mancata crescita, accelerando lo sgretolamento della nostra struttura produttiva.

Ci attendono tempi difficili.