Il peggio non è passato, e il meglio arriverà gradualmente
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Il 2021, partito in tono dimesso sotto i colpi della seconda ondata pandemica, ha visto anche l’avvio delle prime vaccinazioni nelle economie avanzate; è possibile che altre case farmaceutiche vengano autorizzate nelle prossime settimane e quindi i piani di vaccinazione accelerino. La piena efficacia dei vaccini è ancora incerta; se venisse confermata si aprirebbe l’ipotesi di un progressivo spegnimento della pandemia a partire dai mesi estivi, con effetti positivi sull’economia mondiale che si materializzerebbero gradualmente nel corso della seconda metà dell’anno e pienamente nel 2022.
La seconda metà dell’anno vedrebbe anche in Italia un rimbalzo dell’attività economica, tale da portare la variazione del Pil in media d’anno al 3.9 per cento e al 4.4 quella del 2022; nonostante questo recupero il Pil a fine 2022 risulterebbe ancora inferiore al livello di fine 2019.
La velocità della ripresa sarà guidata dalla normalizzazione dei comportamenti di consumo. Le famiglie nei trimestri passati hanno accumulato risparmio, anche perché impossibilitate a effettuare molti tipi di spese.
D’altra parte, la crisi ha avuto impatti fortemente asimmetrici, che hanno aumentato le diseguaglianze.
La caduta della domanda di lavoro nel terzo trimestre del 2020 risultava già di entità analoga a quella osservata a seguito delle crisi del 2008 e del 2012, ma concentrata in appena tre mesi. La caduta delle ore lavorate è stata concentrata in settori caratterizzati da una elevata incidenza di lavoratori con redditi medio-bassi. E’ necessario che le politiche non ritirino il loro sostegno alle fasce della popolazione in maggiore difficoltà.
Nell’area euro l’exit strategy dalle politiche di segno ultra-espansivo adottate nella crisi sarà graduale. Partirà prima la politica di bilancio e solo con tempi lunghi quella monetaria. I tassi di policy non cambieranno nel prossimo biennio.
Anche l’Italia, che ha beneficiato degli acquisti di titoli da parte della Bce, potrebbe affrontare l’uscita dalla crisi adottando una correzione fiscale graduale. Superata l’emergenza, la politica economica dovrà però ritornare sulle questioni di fondo alla base del declino economico italiano. Un’opportunità ci è offerta dal NGEu, il programma europeo di rilancio della crescita, che sollecita l’Italia sul terreno delle infrastrutture e su quello degli investimenti, un terreno scivoloso, sul quale si sono cimentati, con scarsi successi, tutti i Governi degli ultimi venti anni.