Scenari per il dopo-crisi
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Tempi difficili attendono l’Italia. Lo shock del Covid-19, che sta colpendo l’intera economia mondiale, ha avuto conseguenze pesanti sul nostro paese, e soprattutto sulle regioni che ne costituiscono il cuore produttivo.
Nelle settimane di lockdown l’economia si arresta, e il Pil scende del 20-25 per cento. Il consuntivo dell’anno dipenderà strettamente dalla durata della fase delle chiusure e dai ritmi delle riaperture. Certamente non recupereremo le perdite in tempi brevi: la transizione sarà lunga nei settori dove la separazione fisica delle persone è complessa; le imprese industriali che operano nelle catene globali del valore ripartiranno a singhiozzo dovendo affrontare i problemi di reperimento di prodotti intermedi provenienti da economie nelle quali la produzione è ancora interrotta, e quelli legati alla contrazione degli ordinativi dai paesi ancora in lockdown. In tutti i paesi le politiche sono di segno ampiamente espansivo. In Europa la Bce ha potenziato molto i propri interventi, mentre le azioni dei Governi hanno una spinta diversa a seconda dei casi, perché gli spazi fiscali non sono gli stessi in tutti i paesi.
Le tensioni apertesi sul mercato dei nostri titoli di Stato sono un segnale dei rischi. La politica economica italiana deve cercare di massimizzare il sostegno offerto dalle istituzioni europee. Le posizioni contrapposte fra paesi dell’area tedesca e economie dell’area mediterranea – che puntano rispettivamente all’utilizzo del Mes e all’emissione di eurobond – possono trovare una mediazione. Il Mes “sanitario”, che non comporta condizionalità a carico dei debitori, i fondi Bei, il Sure e il Recovery Fund stanno definendo l’architettura entro la quale, grazie all’azione della Bce, l’Italia potrà affrontare nei prossimi anni i costi di questa crisi.